Un bel brindisi alla fine di una sola piccola parte del progetto è quello che ci svuole. Così al termine della giornata nel Complesso della Pilotta con protagonisti i nostri volontari in veste di “Ciceroni per un giorno”, ci siamo ritrovati nella nostra sede nel giardino della Cavallerizza per riposarci e rifocillarci dopo la giornata trascorsa. E’ stato un momento utile, tra una fetta di salame e un brindisi, per fare il punto un po’ su tutto.
La giornata in Galleria è stata un successo con i nostri volontari assediati per tutto il pomeriggio da visitatori curiosi, ma sulle prime anche un po’ spaesati dalla nostra offerta. Credo che tutti, senza eccezione, abbiano ininterrottamente parlato dalle 15 alle 18, creando curiosissimi capannelli che fosse di fronte ad un quadro, o all’ interno di uno spazio, o addirittura sui divanetti disposti lungo il percorso museale, generando piccoli momenti di condivisione molto familiari. Davvero una bella immagine, visto che spesso si associa la cultura a qualcosa di distante, altezzoso e poco vicino alla vita di tutti noi. Vedere invece il nostro Amico Ernesto seduto come sul divano di casa, mentre attorniato da cinque giovani turiste francesi, illustra nella loro lingua il ‘500 parmense, mi ha mostrato subito, a me che sono arrivata dopo, che stavamo dando una nuova immagine della cultura. Anche il museo stesso ci ha stupito con una rappresentazione di sé che non ci aspettavamo.
Bisogna essere onesti, spesso i musei, come molti altri contenitori culturali, sembrano essere appannaggio quasi esclusivo delle generazioni più mature. Uno scollamento che difficilmente risulta spiegabile. Continuando così, i musei sono quasi a rischio estinzione, se così possiamo dire, ed è la ragione per cui da anni si sta parlando di processi innovativi che possano riportare queste strutture al centro dell’attenzione della società di cui custodiscono storia e valori. I musei come li conosciamo oggi, creati come luoghi di custodia ed esposizione dell’arte per renderla universalmente fruibile, nacquero sostanzialmente dopo la rivoluzione francese, e oggi, dopo 200 anni, sembrano invece diventati luoghi solo per pochi.
E’ quindi chiaro a tutti che sia necessario agire per coinvolgere maggiormente, con particolare attenzione alle fasce più giovani che rappresentano più di altre il futuro a lungo termine. Ebbene se ci aspettavamo che la domenica pomeriggio al museo fosse animata da visitatori di media/avanzata età, ci siamo dovuti ricredere. Praticamente tutti giovani, in gruppi o a coppie, che da altre città sono venuti ad ammirare i tesori del Complesso, e tra i quali i nostri volontari spiccavano per “saggezza” ma non per questo sfiguravano, anzi lì su quel divanetto nella stanza dei Farnese, a metà tra l’italiano e il francese abbiamo creato un’unione di età e culture diverse quanto mai necessaria se vogliamo che ciò che custodiamo oggi con impegno arrivi anche al futuro, nella migliore traduzione pratica della frase che Nannucci ha impresso sul Complesso della Pilotta: “Time Past And Time Present Are Both Perhaps Present In Time Future”.