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La conferenza che non ti aspetti

28 Febbraio 2022

Mentre mi incamminavo verso la Casa del Suono e apprezzavo il tepore di uno stranamente caldo e soleggiato pomeriggio di fine febbraio, pensavo alla conferenza che si sarebbe svolta di lì a poco nella chiesa sconsacrata di piazzale Salvo D’Acquisto.

Mi domandavo se sarei stata in grado di afferrare tutti i concetti e, a dire il vero, temevo che quella lezione sarebbe stata troppo impegnativa e prolissa. Così, non troppo convinta e a passo svelto, mi dirigevo verso l’ingresso: non era arrivato ancora nessuno e perciò ho pensato di entrare, chiedere informazioni e vedere se avrei trovato all’interno qualche altro Amico, come me, arrivato in anticipo. Non avendo riconosciuto alcuna faccia amica, ne ho approfittato per guardarmi intorno ed esplorare, seppur rapidamente, le varie sezioni espositive. Non ero mai stata alla Casa del Suono e lo spazio mi ha subito colpito: la struttura architettonica dell’ex edificio sacro si riesce a cogliere ancora perfettamente perché gli oggetti in mostra sono sistemati in apposite armadiature a vetri che ricalcano quelle che erano un tempo cappelle o grandi nicchie; i colori sono tenui, gli arredi e l’allestimento nel complesso rende questo ambiente in qualche modo molto confortevole e accogliente per in visitatore.

Individuo poco dopo una signora che portava con sé una cassa nera: che fosse una sorta di zaino per strumenti musicali? A me sembrava proprio di sì così mi avvicino e conosco Elisa.

Elisa, ospite speciale di quel pomeriggio, è figlia d’arte, erede del maestro Scrollavezza, il famoso liutaio di Parma. Più tardi questa garbata e affabile signora ci parlerà di lui, della sua storia e dell’estetica della liuteria, così ha intitolato l’incontro.

Altri soci sono arrivati e ci siamo posizionati al centro del museo occupato da comode sedute circolari, perfette per il nostro incontro.

La relatrice ha iniziato tracciando per sommi capi la storia della liuteria e la nascita del violino. Gli strumenti musicali, ha spiegato, un tempo erano tutti diversi e fabbricati senza precise regole; poi nella seconda metà del ‘500 gli Amati creano uno strumento con le caratteristiche che ancora oggi contraddistinguono quello che noi chiamiamo violino e danno inizio alla scuola cremonese. La Maestra con competenza e con estrema semplicità ci ha parlato quindi delle forme del violino, delle sue particolarità e della sua evoluzione nel tempo, mostrandoci anche un esempio concreto – ecco cosa conteneva quella custodia nera!. 

Elisa oltre ad essere liutaia e insegnante alla scuola di liuteria di Noceto, si è rivelata un’ottima relatrice capace di carpire l’attenzione degli Amici rendendo quella che doveva essere una conferenza, un’informale chiacchierata sulla liuteria. Tutto era alle nostre orecchie interessante e stimolante tanto che, ad un certo punto, i soci hanno iniziato a tempestare l’esperta di domande di natura storica ma anche tecnica, su legni e vernici e sul processo costruttivo dello strumento protagonista di questo pomeriggio.

Elisa ci ha poi parlato di sé e dell’attività di famiglia, iniziata proprio con suo padre Renato e oggi portata avanti da lei assieme ad un socio nella “bottega” di viale Toschi in un elegante palazzo sul lungo Parma.

Scrollavezza nasce in campagna da una famiglia umile e la sua passione sgorga da un incontro fortuito con dei musicisti che ha visto suonare fuori dalla chiesa, in una delle tante domeniche in cui la madre lo mandava a messa. 

Lì ha una specie di folgorazione e decide, nei ritagli di tempo e da autodidatta, di provarsi nella costruzione del suo primo strumento musicale. Lo possiamo immaginare, dal racconto di Elisa, solo, senza mezzi e denari, a provare a fabbricare violini con materiale di recupero e attrezzi messi insieme con quel che c’era a disposizione, nella soffitta che aveva battezzato come suo primo laboratorio.

Una storia affascinante, fatta di tanta dedizione e sacrificio, tante -infinite- prove e poi l’occasione della vita: in un dopoguerra già di per sé difficile la possibilità di entrare nella scuola di liuteria a Cremona. Certo, le iscrizioni scarseggiavano e il docente era, all’epoca, un ex studente diplomato da poco e senza grande esperienza, ma era un inizio.

L’allievo si impegna, supera il maestro, poi segue lezioni tenute da liutai importanti fino ad arrivare ad avere lui stesso una bottega affermata a livello nazionale e non solo.

Ed ecco che noi spettatori ci troviamo a bocca aperta davanti ai pezzi fra i più belli conservati alla Casa del Suono, l’orchestra Scrollavezza: si tratta di una serie di strumenti da camera – violini, viole, violoncello e contrabbasso – progettati e realizzati per suonare assieme. Un ensemble unico nel suo genere plasmato dal liutaio per puro sfizio, un esempio che esprime tutta l’abilità ma anche l’originalità e il coraggio di un liutaio che si è fatto da sé e che non ha mai smesso di creare.

Un’amica giovane della Pilotta